L’arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone, ha deciso «di promuovere la Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio fra Modestino da Pietrelcina (al secolo Damiano Fucci), religioso professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, della Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio (Foggia)», non chierico e figlio spirituale del Confratello stigmatizzato, «nato a Pietrelcina (BN) il 19 aprile 1917 e morto a San Giovanni Rotondo il 14 agosto 2011 in fama di santità». È quanto si legge nell’Editto firmato il 28 luglio scorso dal Pastore diocesano e controfirmato dal cancelliere arcivescovile, don Matteo Tavano.
Con lo stesso documento, padre Franco Moscone ha disposto che «quanti sono a conoscenza del Servo di Dio e conservano significativi ricordi e documenti utili alla Causa, ne diano relazione alla Cancelleria della nostra Curia Arcivescovile o al Tribunale delegato, indicandone le fonti della propria conoscenza e apponendo alla stessa relazione la firma, la data e il proprio indirizzo» e ha invitato «tutti coloro che sono in possesso di scritti di qualsiasi genere […] a consegnarli quanto prima alla medesima Cancelleria della Curia Arcivescovile o al Tribunale delegato, in originale o in fotocopia, debitamente autenticata dal nostro Cancelliere o dal proprio Parroco».
L’Editto sarà notificato «al Clero, ai Religiosi e» sarà affisso «alle porte delle chiese e degli oratori pubblici per la durata di due mesi».
Nel frattempo, l’Arcivescovo provvederà a nominare i censori teologi, i componenti del Tribunale ecclesiastico e della Commissione storica, che si occuperanno dei vari compiti dell’Inchiesta cognizionale diocesana.
L’iter è stato avviato con la decisione, presa dal Consiglio della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini nello scorso mese di dicembre 2019, di inoltrare al ministro generale, fr. Roberto Genuin, la richiesta di avviare le procedure per introdurre la Causa di fr. Modestino.
Con lettera dell’8 gennaio 2020, il postulatore generale dell’Ordine, fr. Carlo Calloni, ha comunicato al ministro provinciale, fr. Maurizio Placentino, la decisione favorevole del Ministro Generale e del suo Consiglio, accettando l’indicazione di fr. Nazario Vasciarelli come vicepostulatore. Contemporaneamente il Postulatore ha inviato la richiesta ufficiale, denominata “Supplice libello”, all’arcivescovo Moscone, che ha chiesto il previsto parere della Conferenza Episcopale Pugliese (cfr. Istruzione Sanctorum Mater, 41). Tale parere, è stato espresso con unanime voto favorevole, nella riunione svoltasi il 9 marzo scorso a Bitonto (BA).
L’ultimo “nulla osta” è stato concesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi con lettera prot. n. 3541-1/20 del 9 luglio 2020, dopo aver acquisito i pareri della Congregazione per la Dottrina della Fede e di quella per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Fr. Modestino ha avuto il privilegio di un particolare rapporto filiale con san Pio da Pietrelcina. La madre di Damiano Fucci, Anna, era infatti coetanea e vicina di casa di Francesco Forgione. Inoltre le rispettive famiglie avevano un piccolo podere nella contrada “Piana Romana”, dove spesso la donna e il futuro Padre Pio, quando erano bambini, si incontravano mentre conducevano le loro pecore al pascolo.
Dal 1908 al 1916, nei lunghi periodi di permanenza a Pietrelcina, dove i medici lo inviavano a respirare l’aria natia per curare la sua misteriosa malattia, spesso Padre Pio si ritirava a pregare nella solitudine del podere di famiglia, a Piana Romana. E, per non sottrarsi alle richieste di aiuto di Anna, intenta alle fatiche domestiche e ad aiutare il marito nel faticoso lavoro nei campi, talvolta accettava di accudire il piccolo Antonio, il primo dei tre figli della famiglia Fucci, facendolo giocare sulle sue ginocchia.
Fin da piccolo, dunque, Damiano sentì parlare dell’ormai illustre Compaesano: dai genitori, dal fratello, dagli altri parenti, dagli altri pietrelcinesi che lo avevano conosciuto. Così nel 1940 andò a trovarlo a San Giovanni Rotondo, si confessò da lui e Padre Pio concluse il colloquio dicendogli soltanto: «Uagliò, cammnam dritt» (Ragazzo, camminiamo diritto) e dandogli la sua benedizione.
Nel 1944 il futuro fr. Modestino tornò dal Cappuccino stigmatizzato e si trattenne due settimane con lui. Gli confidò che, durante il suo servizio militare, a Roma, spesso si era recato a pregare nella chiesa di Santa Francesca Romana, dove era maturata un’antica vocazione religiosa e aveva deciso di entrare in una comunità benedettina della capitale. Padre Pio gli rispose che il Signore non lo chiamava a servirlo nell’Ordine di san Benedetto e, di fronte alle insistenze del giovane di Pietrelcina, gli disse: «Se tu vuoi andare a Roma, vai. Però ti è stata riservata una bruttissima sciagura» (Tre anni dopo, infatti, quell’abbazia fu presa d’assalto da alcuni giovani rapinatori che entrarono dalla finestra e, per impossessarsi di 15 mila lire, pugnalarono a morte l’abate sotto gli occhi del fratello laico e lasciarono quest’ultimo legato e imbavagliato. Quando giunsero i soccorsi anche quest’ultimo era già morto soffocato. «Quella sorte – raccontava fr. Modestino – era riservata a me»).
Quindi Padre Pio gli ordinò di tornare al suo paese, prendere un po’ di biancheria e trasferirsi per un po’ di tempo a San Giovanni Rotondo. Damiano ci rimase un anno intero. Così ebbe la possibilità di conoscere l’intimo rapporto che legava il Frate al Signore e decise di diventare anche lui cappuccino. Sul momento Padre Pio accolse la notizia con un’esortazione: «Paesano, non mi far fare brutta figura!». Poi, quando cominciò il suo compito di frate questuante, gli garantì: «Fra Modestino, vai tranquillo, io ti starò sempre vicino e lo sguardo di san Francesco, dal cielo, sarà sempre sopra di te».
Dopo la morte del Cappuccino stigmatizzato fr. Modestino fu trasferito a San Giovanni Rotondo come portinaio del Convento dove, memore della promessa ricevuta, assicurava ai tanti pellegrini che lo incontravano le sue preghiere per invocare l’intercessione del suo venerato Compaesano, ottenendo numerose grazie dal cielo. Tra queste, il miracolo che ha consentito di proclamare Padre Pio beato.
Nel servizio di accoglienza, l’ultimo svolto nella sua lunga vita, è stato instancabile. «Non negava a nessuno il tempo necessario per poter raccontare le esperienze della propria vita e le sofferenze del corpo o dello spirito. […] Spesso ripeteva che la sua vita era offerta per i peccatori e in ogni circostanza aiutava quelli che incontrava sul suo cammino a varcare la soglia del confessionale per chiedere perdono a Dio. […] Un altro aspetto da evidenziare di fr. Modestino, è quello della sua vita di preghiera. […] La preghiera era per lui il pane quotidiano. Il suo sostare seduto davanti al tabernacolo per ore era il segno visibile di una familiarità con Dio. Proprio questa amicizia con il Signore lo ha reso sempre più sensibile verso i bisogni dei fratelli e, nonostante i suoi acciacchi fisici e le sofferenze dell’età, finché ha potuto, anche contravvenendo al parere dei medici, non si è risparmiato per accogliere chi veniva a San Giovanni Rotondo e chiedeva esplicitamente di incontrarlo, riservando a tanti anche le residue energie degli ultimi anni» (dalla Circolare del Ministro Provinciale emanata per la morte di fr. Modestino).